Fondamenti neurologici della grafologia differenziale

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La grafologia esamina quello che è il prodotto finale di un complesso processo che avviene più o meno consapevolmente tra la mente e il corpo. È una scienza difficile, rigorosa, in continua evoluzione. Oggi le neuroscienze hanno messo in luce tante funzioni che il nostro sistema cerebrale è in grado di compiere e hanno permesso anche di tracciare delle mappe neurologiche sempre più precise riguardo queste attività. Ebbene tutte queste nuove conoscenze non fanno altro che confermare l’oggettività e l’effettiva utilità che la grafologia può mettere al servizio dell’uomo in tanti e svariati campi: dall’orientamento professionale alla gestione delle risorse umane, dal settore giudiziario a quello di supporto nel settore clinico, dalla rieducazione della motricità grafica all’attitudine agli studi.

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L’indagine grafologica di una scrittura non può essere una semplice trascrizione di significati di segni, anche se ben combinati tra loro. Solo la grafologia differenziale, che tiene conto degli istinti, delle passioni e dei temperamenti individuali è in grado di svelarci la reale natura della persona. Riuscire a comprendere per esempio, quali segni grafologici siano rivelatori dell’equilibrio psichico, fa comprendere al grafologo anche gli eventuali scompensi o disarmonie che la scrittura racconta.
È importante rilevare l’incidenza dell’istinto psichico non solo nella combinazione armonica con gli altri due istinti: sessuale e vitale, ma anche nella sua prevalenza e nelle sue accezioni positive e negative. Allo stesso modo è necessario trovare gli elementi che nel gesto grafico fanno risalire all’energia e alle caratteristiche bio-tipologiche di base ed esplicitare come tutto questo concorra ad individualizzare il gesto grafico e quindi a rivelare la singolarità della persona.
La grafologia dimostra di essere uno strumento efficacissimo per lo studio dell’uomo, anche e soprattutto nel tracciare il percorso atto a raggiungere il benessere e l’equilibrio psicofisico. Le risultanze di un’oggettiva indagine grafologica differenziale, portano alla conoscenza di equilibri funzionali e di eventuali squilibri che un adeguato intervento grafologico può aiutare a risolvere. L’istinto psichico secondo Moretti, appartiene all’uomo e lo caratterizza. Debitamente armonizzato, porta alla vera maturità della psiche. Il suo equilibrio, infatti, dona stabilità a tutta la persona. (Moretti, 2003). È uno studio complesso, ma accattivante, che penetra fin nelle radici della persona e che è in grado di leggere anche quei comportamenti insoliti, improvvisi, apparentemente inspiegabili che gli avvenimenti di tutti i giorni ci pongono davanti. D’altronde la storia ci insegna che l’uomo è stato sempre curioso di conoscere le motivazioni che spingono i suoi simili a certe azioni, soprattutto quelle più sconcertanti e brutali.
Il solo studio dei segni grafologici riduce la grafologia a una sterile analisi che rende gli individui incasellabili in determinate categorie. Invece gli uomini si distinguono per la loro unicità. Arrivare a capire la natura della persona: questo fa la differenza. Questa è la grafologia differenziale: riuscire a penetrare la natura umana non solo attraverso i segni grafologici, ma anche e soprattutto attraverso i segni che ne rivelano la passione predominante, le tendenze, le abilità e l’energia biotipologica che la caratterizza.
Il termine istinto è un termine largamente usato in molte discipline che si occupano del comportamento umano e delle sue manifestazioni. Accompagna l’uomo fin dalla sua comparsa sulla terra e influenza il suo modo di essere, le sue reazioni.
L’istinto razionale è ciò che permette all’uomo di ragionare seguendo un percorso oggettivo. La conoscenza non può prescindere da questa facoltà.
Volendo studiare l’istinto in un dominio moderno e inquadrarlo in una dimensione neuro-psico- fisiobiologica, dobbiamo fare riferimento a un nuovo metodo di indagine che sta sempre più prendendo piede nel campo della medicina e che sempre più rende scientifica la grafologia: le neuroscienze.
Le neuroscienze hanno avuto il grande pregio di farci accettare una dimensione biologica della mente perché descrivono in modo sempre più dettagliato alcuni meccanismi cerebrali e grazie a questo riusciamo a interpretare i fenomeni materiali, riducendoli al loro substrato organico.(Oliverio, 2005).
È ormai comune pensare a una dimensione biologica della mente nell’ambito della patologia del sistema nervoso. Si ritiene, infatti, che il comportamento di un individuo possa mutare a causa di un trauma, di un tumore o di una qualche patologia che colpisca il sistema nervoso, così come ammettiamo che la memoria e l’intelligenza possano degenerare a motivo di malattie quali l’Alzheimer, per citarne una, o per intossicazione cronica da alcool. Lo accettiamo anche in caso di dipendenze da droghe, psicofarmaci e per depressione, al punto che si consente giuridicamente che queste componenti diano riduzione o alterazione della coscienza o del libero arbitrio. Viene ammessa cioè una correlazione tra la componente psico-biologica e quella mentale spiegata in rapporto all’esistenza di lesioni, di alterazioni del metabolismo, di variazioni della funzione dei mediatori nervosi alla base dei livelli di vigilanza, degli stati umorali, dell’autocontrollo e via dicendo. (Oliverio, 2005).
Questo stesso tipo di correlazione, afferma anche la grafologia, è all’origine del riflesso (comportamento semplice, altamente stereotipato e innato a livello neurofisiologico), il quale, a sua volta, si trova alla base del movimento e attiva due tipi di meccanismo di controllo: a circuito aperto, caratterizzato dalla velocità di reazione, e a circuito chiuso, che invece dà molta più importanza all’accuratezza e alla precisione della risposta. ( Breedlove, Rosenzwig, Watson, 2013). In questo contesto si attivano le risposte comportamentale tra cui una parte importante assumono gli istinti e che in grafologia si possono distinguere nelle modalità relative all’accuratezza grafica e alle sue sottospecie, nel primo caso e alla rapidità grafica con i suoi sottogruppi nel secondo.
Gli istinti, come da definizione, sono comportamenti innati, fissi, trasmessi per via ereditaria, abbastanza caratteristici delle singole specie animali, che variano poco da un individuo all’altro di una stessa specie e che hanno lo scopo di favorire la sopravvivenza del singolo individuo o della specie. L’istinto quindi, manca di basi derivanti da esperienze passate, sembra piuttosto una caratteristica scritta nel patrimonio genetico. Si potrebbe parlare di istinto anche per le azioni puramente psichiche e mentali, come per esempio la stessa attività cognitiva intesa come processo innato. Per capire di cosa stiamo parlando, e di quanto sia ancora importante l’uso dell’istinto nell’uomo moderno, dobbiamo inoltrarci nel sistema neurologico e nello sviluppo del cervello umano. Nella formazione del cervello, il tronco encefalico è la parte più primitiva ed è quella che l’uomo ha in comune con tutte le specie dotate di un sistema nervoso particolarmente sviluppato. Il tronco encefalico circonda l’estremità cefalica del midollo spinale, regola funzioni vegetative fondamentali ad assicurare la sopravvivenza e controlla reazioni e movimenti stereotipati. Si chiama rettiliano perché era presente nell’uomo primitivo. Da questa struttura derivano i centri emozionali formatisi milioni di anni dopo nella neocorteccia. Si sa che l’uomo primitivo affidava ai sensi la sua sopravvivenza. L’olfatto era sicuramente il più importante. Un sottile strato di neuroni recepiva lo stimolo olfattivo e lo classificava come amico-nemico, commestibile-tossico, disponibile. Un secondo strato di cellule inviava messaggi di comportamento: avvicinarsi, fuggire, mangiare, inseguire, attaccare. Con l’evoluzione gli stimoli olfattivi diventarono sempre meno importanti, perché furono soppiantati dai centri emozionali, che a un certo punto dell’evoluzione divennero abbastanza grandi da circondare (limbus) l’estremità cefalica del tronco cerebrale. Ciò permise di aggiungere le reazioni emotive al sistema basico legato alla sopravvivenza e cioè: rabbia, paura, piacere, desiderio. Con il passare del tempo il sistema si perfezionò e così si aggiunsero l’apprendimento e la memoria, che consentirono all’uomo di essere più forte nelle sue scelte di sopravvivenza perché, in base all’esperienza, aveva la capacità di variare le risposte e l’adattamento, con reazioni sempre più ragionate e meno improntate ad automatismi. L’insorgere della neocorteccia e delle sue connessioni con il sistema limbico, permise lo sviluppo e l’evoluzione dei sentimenti. Esempio è il legame umano madre-figlio: legame di tipo protettivo che consente al figlio di continuare la maturazione del sistema nervoso durante l’infanzia. Tanto più ampio è il numero di connessioni che si sviluppano grazie agli stimoli, tanto più ampia sarà la gamma delle possibili risposte e delle finezze della vita emozionale.(Bredlove, Rosenzwig, Wotson, 2013).
Un’equilibrata espressione delle emozioni richiede però il contributo delle aree più evolute del cervello. Senza questo controllo potrebbero esserci crisi anormali di rabbia e di paura.
La maggior parte dei neuroscienziati ritiene che esistano delle emozioni fondamentali o istintive, elementari:, comuni a tutti gli esseri viventi: paura, sorpresa, ira, interesse; ma anche emozioni composte che apparterrebbero solo al genere umano: senso di colpa, risentimento, orgoglio, ansia, amore… Queste ultime farebbero parte della funzione cognitiva, essendo emozioni di ordine superiore. Tutte le emozioni, sia quelle primitive che quelle superiori, hanno bisogno del corpo per esprimersi e lo fanno attraverso le espressioni facciali e il movimento, e vanno sotto il nome di regole dell’esibizione. È noto, infatti, che le emozioni inducono a repentine modificazioni diffuse dei muscoli scheletrici sia posturali che facciali. (Plutchik, 1996).
Le neuroscienze confermano che le reazioni istintive rispetto a situazioni impreviste, hanno origine nella memoria emotiva, che alloggia nell’amigdala e nelle aree a essa collegate. Nelle situazioni traumatiche i sistemi della memoria esplicita e implicita funzionano in parallelo. A questo proposito è necessario far notare che il sistema dell’amigdala forma ricordi inconsci che possono avere un’influenza più duratura. Ecco perché a volte abbiamo reazioni che provengono dal nostro inconscio, che non ci sappiamo spiegare e che possiamo chiamare istintive. Un ruolo importante nella fissazione dei ricordi ha l’adrenalina: si ricorda infatti perfettamente l’episodio in cui c’è stata una scarica adrenalinica, che in genere avviene per eventi traumatici, paurosi o che mettono in pericolo la nostra vita (www.cranio-sacrale.com). Questo spiega perché ricordiamo di più i fatti negativi, tristi, paurosi, piuttosto che quelli belli, gioiosi o che fanno parte della normale quotidianità. La scarica di adrenalina infatti attiva processi che portano alla diminuzione del sangue alla parte anteriore della corteccia cerebrale (l’area destinata a risolvere i problemi complessi), questo permette ai centri più antichi e primitivi del cervello di prendere il controllo: è così che le decisioni vengono prese inconsciamente basandosi sull’istinto, perché di fronte a forti stress prevale la sopravvivenza.
Non sempre però la mente razionale viene sopraffatta da quella emozionale. I lobi prefrontali hanno, in questo, un compito fondamentale. Il destro è sede dei sentimenti come aggressività o paura. Il sinistro disattiva o smorza gli impulsi emotivo-negativi ad eccezione di quelli più violenti. Le connessioni tra questi tre sistemi e il loro equilibrio, ci guidano nelle azione e nelle decisioni più importanti della nostra vita. Ciascuno di essi cioè, è fondamentale per la vitalità della mente, si deve soltanto trovare il giusto equilibrio tra l’emozione e la ragione.
Se un’emozione viene manifestata a scapito delle altre, oppure viene continuamente inibita, allora si instaura o si genera uno squilibrio che potrebbe dare origine a una malattia. Per rompere questo processo è importante che si abbia l’ autoconsapevolezza: riconoscere quello che si sta provando, anche quando l’emozione prende il sopravvento, questo permette al cervello pensante di prendere il sopravvento sull’istinto: di esercitare cioè l’autocontrollo. Bisogna però dire che il vero controllo non è repressione, il vero controllo è qualcosa che viene da dentro. É la manifestazione di quello che noi siamo in modo armonico e consapevole. Per questo è fondamentale provare apprezzamento per sé e sviluppare uno stato di benessere interiore (www.cranio-sacrale.com).
Alberto Oliverio, professore di psicobiologia all’università La Sapienza di Roma, sostiene (e la grafologia si trova pienamente in accordo con queste affermazioni), che la scrittura, prodotto realizzato grazie ai movimenti della mano, mette in moto complessi meccanismi di coordinazione sensori e motori. Nella scrittura si fondono anche la memoria di lavoro, memorie procedurali, memorie dichiarative e via dicendo. La scrittura, insomma, crea una collaborazione sinergica tra la mente e il corpo e un’attività circolare in cui entrano in gioco anche delle risposte somatiche. Gli stati di tensione muscolare, il ritmo cardiaco e i fattori emozionali producono delle alterazioni al movimento scrittorio di cui il nostro corpo deve tener conto.
È ancora Alberto Oliverio ad affermare che la scrittura non ha soltanto una dimensione di servizio o di estetica, non è soltanto un mezzo per esprimere il nostro pensiero, è invece un’estensione della mente. (Oliverio, 2007).
Dato per certo, cosa ormai innegabile, che la scrittura rivela la persona, il grafologo ha il dovere di trovare quale sia la chiave che riveli l’individualità, la specificità del soggetto in questione e questo lo si può fare solo indagando anche e soprattutto nel campo dell’istinto, che contribuisce a dare quell’impronta biotipologica che è propria di ciascun individuo e che lo rende unico nelle sue manifestazioni. Il professor Corrado Bornoroni ricorda che la grafologia studia i complessi messaggi in codice presenti nel tracciato grafico, immagine fisica dell’intera struttura e del comportamento del sistema nervoso centrale e neuromuscolare periferico. È sempre il professor Bornoroni a ribadire nei suoi scritti che la scrittura aiuta a rilevare alcuni danni organici a rischio di manifestazioni patologiche, ma svela anche contenuti biotipologici, temperamentali, caratterologici, evolutivi, psicoaffettivi, psicomentali e simbolici, che determinano l’individualità del complesso cerebrale e psichico umano e della personalità che esso controlla e dirige. (Bornoroni, 2016).
Anche il professor Lurjia afferma che l’individualità della scrittura è legata alla struttura biotipologica, alla modalità espressiva dell’affettività, della mente, del comportamento sociale, del sentire le cose. (Lurija, 1998). Si deduce quindi che se il movimento dell’intero corpo è influenzato dalle emozioni e dalle reazioni istintive, il movimento messo in atto per il gesto grafico registrerà sulla carta quegli stessi stati d’animo emozionali o istintivi che lo accompagnano.
Il professor Bravo avvalora ciò affermando che nel gesto grafico si manifestano anche qualità funzionali le quali riguardano il temperamento, il carattere, l’intelligenza, il comportamento, il rapporto tra psiche e soma. Il gesto grafico infatti si personalizza attraverso una molteplicità di caratteristiche che sono l’espressione di un potenziale bioenergetico di fondo, nonché delle modulazioni soggettive con le quali l’energia scrittoria viene canalizzata attraverso le vie neuromuscolari che sono preposte alla realizzazione della scrittura. Il prodotto grafico diventa in questo modo l’encefalogramma naturale della persona che lo pone in essere. (Bravo, 2007).
Si deduce perciò che il gesto scrittorio traduce nel segno grafologico l’energia biochimica di base, gli equilibri e gli squilibri funzionali, riflette la motivazione che lo ha prodotto, rivelando anche il sintomo dello squilibrio funzionale.
Moretti ci spiega abilmente e in modo esauriente, che intende ogni uomo come un unicum. Tiene infatti a precisare l’individualità della persona, sottolineando che ogni soggetto è diverso dall’altro, così come sono diverse le qualità che appartengono a ognuno.
Soltanto l’uomo, fra tutte le creature presenti sulla terra, è capace di apprendere, di giudicare, di ragionare. Infatti, nell’uomo, ciò che viene colpito dai sensi, viene preso dall’intelligenza, che ne forma poi un giudizio e un ragionamento. In questo modo la reazione istintiva può sfociare in tendenza o abilità (positiva o negativa che sia), perché viene in un certo senso manipolata dall’intelligenza. Questa astrae dalla percezione il concetto o l’idea ed emette un giudizio su ciò che ha percepito o appreso. Il ragionamento poi costituisce il punto di arrivo e di individualizzazione. In questo processo entrano in campo l’emotività, la personalità, la volontà il carattere, la coscienza, l’istinto, la passione. (Moretti, 2002).
Nell’indagare l’istinto Moretti si sofferma anche sul temperamento, il quale sta alla base di tutte le tendenze individuali provenienti dalla costituzione della persona. Per Moretti l’istinto partecipa del temperamento, ma se ne distingue perché è cieco, mentre il temperamento è costituito da componenti come l’intelligenza e il sentimento. Moretti nella sua opera Trattato di Grafologia analizza in diversi punti il concetto di istinto. Intanto chiarisce che come l’inclinazione è nelle facoltà psichiche tendenza, così nel senso è istinto, ed è sempre accompagnato e stimolato da una emozione. (Moretti, 1985). Non bisogna infatti dimenticare che l’emotività è il prezioso stimolatore di tutto il sentire umano. Da essa derivano l’amicizia, l’amore, la tenerezza, la compassione, l’arte e la stessa socialità. I livelli patologici o semipatologici diventano fonte di un’impressionabilità che turba o disorganizza lo stato di coscienza e vieta il controllo della situazione tanto interna che esterna. Le manifestazioni emotive d’altronde sono accompagnate sempre da importanti modificazioni psicofisiologiche: accelerazione del battito cardiaco, contrazioni muscolari, alterazione della temperatura corporea, della pressione…Tutto questo, secondo quanto precedentemente illustrato, viene registrato dalla grafia.
Moretti raggruppa gli istinti in tre grandi categorie: vitale, sessuale, psichico e li ritiene fondamentali proprio per la loro componente altamente differenziale, in quanto l’armonia o la disarmonia, l’equilibrio o la prevalenza dell’uno sull’altro, contribuiscono a fare dell’uomo un individuo unico e irripetibile.
Cerchiamo allora di chiarire quali sono gli ambiti di questi tre istinti.
-L’istinto vitale è ciò che dà la spinta imperiosa e irresistibile alla vita e che tende a cercare tutti i mezzi per mantenere questo scopo. In questa sfera rientrano, tra gli altri: il soddisfacimento dei bisogni primari come il mangiare e il bere, la golosità, l’egoismo, ma anche il benessere fisico e il modo di affrontare le malattie, l’attenzione e la cura del proprio corpo, il bisogno di riposo, il dare e l’avere, la scelta della professione, l’attenzione al futuro etc.
-L’istinto sessuale si manifesta attraverso la spinta a far vivere la propria specie. Appartiene a tutti gli organismi viventi, è la forza che attrae gli esseri a unirsi per la riproduzione, è una spinta che dirige una gran parte dei loro atti. In questo campo sono compresi: l’affettività, l’amore, la simpatia e il suo contrario, la sensibilità, la fantasia, l’andare verso l’altro sesso, la passione per la vita, l’attrazione, la fame per la propria specie, il senso di paternità e maternità, il senso di completezza.
-L’istinto psichico, tipicamente umano, mette in campo l’istinto vitale e sessuale per dare all’intelletto gli elementi dell’evoluzione psichica, introducendo l’uomo nel mondo spirituale e intellettivo. È il terreno in cui si possono coltivare la razionalità e la moralità, è il terreno dove alimentare la verità e la giustizia, ma anche i suoi contrari; è il terreno fertile per l’intelligenza, il sentimento, la volontà, l’oggettività, l’ordine. È l’istinto che guida l’uomo ad agire nella sua interezza e totalità espressiva, piuttosto che nella settorialità, come invece inducono a fare gli altri due istinti.
Gli istinti, combinandosi tra loro impregnano il temperamento e di conseguenza il carattere individuale. (Moretti, 2003).
Questa individualità, è bene ribadire, è data dal fatto che ciascun uomo si distingue dalla prevalenza di un istinto sugli altri, è questo che dà un infinito numero di combinazioni così come sono infiniti gli istinti umani che hanno origine da ciascun individuo e lo differenziano da qualunque altro.
Moretti parla anche di Passione predominante: un insieme di istinti, emotività e sensibilità, che diventano il centro di tutta l’attività fisica e psichica di un individuo in cui è la prevalenza di un istinto a fare da motore portante. La Passione predominante è quella forza interiore che inconsciamente orienta il comportamento umano e in cui si esprimono le caratteristiche individuali e individualizzanti, rilevabili attraverso i segni grafologici. La Passione predominante è però anche una forza sconosciuta al soggetto stesso. Moretti infatti afferma che è una forza che vive nel segreto delle profondità inaccessibili dell’essere ed è ciò che rende unico l’individuo e lo caratterizza nel modo di parlare, di muoversi, di agire, di porsi di fronte all’altro. (Moretti, 2003).
E bene sottolineare che il termine passione, dal greco Pathos e dal latino Passio, in psicologia vale come principio di attivazione di un’emotività che investe con forza l’intera personalità dell’individuo a cui conferisce una specifica identità. Da questo comprendiamo che le passioni vivono in noi e fanno parte di quel patrimonio emotivo personale che insieme alla nostra razionalità ci rende unici. La grafologia morettiana ci dice di più: sono la spinta che muove l’uomo in tutte le sue manifestazioni, forze che possono elevarlo, se ben indirizzate o che possono distruggerlo, se lasciate alla loro cieca manifestazione. La Passione predominante può essere perciò positiva o negativa, innata o acquisita dall’ambiente in cui si vive, condizionata e modificata da infiniti fattori. Da cui si desume che la Passione predominante può essere controllata, dominata, ottimizzata. Questo perchè si avvale nella sua espressione di strumenti psichici quali tendenza, preoccupazione, pretesa, gusto. (Moretti, 2003).
Le tendenze sono l’espressione di un’energia che si muove verso una realizzazione. Sono anche la predisposizione della persona a utilizzare nel migliore dei modi la propria energia biotipica. Quando la tendenza non riesce a liberarsi e a esprimersi naturalmente, allora diventa preoccupazione per quello che si sta facendo, pretesa di ottenere riconoscimenti o gusto nel manifestare il proprio interesse a partecipare in ogni espressione e attività personale. (Palaferri, 2009)
Dell’Istinto psichico, negli stessi anni in cui vive e opera Moretti, se ne occupa anche un’altra scienza nascente: la psicologia, con Jung e in particolar modo la caratterologia, con La Senne.
Nel 1992 gli psicologi Delmas e Boll, nell’opera La personnalite humaine, affermano che la vita psichica comincia e si complica man mano che funziona. Da questa stessa complicazione risulta una evoluzione dell’individuo, che lo conduce dall’infanzia alla maturità psichica, quale si conosce nell’uomo adulto medio. Questa evoluzione spiega come le disposizioni e le attitudini divengano successivamente efficaci e poi predominanti nel portamento. (Delmas, Boll, 1922).
Il professor Pierre Janet spiega, nella sua teoria applicata alle malattie psichiche e ai traumi psicologici, che tutti i processi psichici osservabili o esperienziali, sono legati a un sostrato organico. Hanno cioè uno stretto legame con gli istinti e in qualche modo sono il risultato della loro azione, mediata dalla funzione superiore. La base istintuale, quindi, controlla la parte inferiore della funzione, la parte superiore corrisponde, invece, alla sfera psichica della funzione stessa ed è la parte volontaria e mutabile. Se ne deduce che la parte inferiore fisiologica e istintuale, sia soggetta all’obbligatorietà tipica degli istinti e la parte superiore, definita da Janet più propriamente psichica, non abbia il carattere dell’obbligatorietà, sia dotata di libero arbitrio e possa agire in maniera antitetica rispetto all’istinto originario. Da questi studi, grafologicamente rilevante per la nostra ricerca, si desume che la funzione superiore psichica è un’emancipazione della sua forma inferiore, in grado di raggiungere livelli intellettivi e spirituali superiori, applicando quell’energia istintuale di base in forme di applicazione sempre più alte ed evolute. In questo ambito può intervenire anche la volontà che, a sua volta, è in grado di modificare ulteriormente la funzione superiore psichica. Janet conclude la sua analisi ipotizzando che gli squilibri registrati dalle malattie psichiche o dai traumi psicologici siano dovuti ad un mal funzionamento o delle funzioni superiori o delle funzioni inferiori, che danno come risultato squilibri e patologie diverse. (Liotti, 2014). Moretti, rispetto a queste deduzioni e in linea con le recenti scoperte neurofisiologiche, fa un passo ulteriore, parlando dell’Istinto psichico come una funzione in grado di governare organicamente tutti gli altri istinti in un equilibrio ottimale della personalità.
Il professor Albino Ronco avvalora e rende inconsapevolmente attualissima questa tesi quando afferma che per comprendere il singolo atto umano si deve ricordare che esso si inserisce nella totalità della persona, dipende da questa totalità e perciò prende il suo significato e il suo valore anche morale, da questa collocazione. La persona è una struttura in cui interagiscono aspetti fisiologici, emozionali, intenzionali, e ogni componente viene qualificata e modificata dalle altre. La persona è una unità funzionale di concezioni del mondo, intenzioni, compiti, ruoli, rete relazionale, abitudini, ereditarietà, temperamento, stati fisiologici, tensioni emotive, ecc.
Questa unità riguarda il momento presente in cui si pone l’azione, ma è anche il frutto di un processo in divenire. Si parla di unità longitudinale, per cui il presente si colloca e prende significato nella storia dell’individuo, nella sua esperienza famigliare, nel processo della sua educazione e formazione, negli eventi traumatici e nelle ferite che sono rimaste, ma anche nei suoi successi, nei suoi progetti, nella sua iniziativa. Da questo si comprende che la singola persona è un unicum e partecipa a suo modo ai caratteri comuni dell’essere umano e della propria cultura. La complessità della persona è normalmente organizzata in modo gerarchico: di solito vi è un motivo, una paura, un progetto che governa la maggior parte della condotta della persona.
L’indirizzo di cui si parla non è un’idea o un atto isolato della volontà, ma è una corrente di vita che tende a una direzione, e coinvolge, in modo più o meno unitario i pensieri e le valutazioni, i gusti, i piaceri, i dolori, le abilità, le abitudini e gli stili delle relazioni. (Ronco, 2012). Grazie all’Istinto psichico, e alle funzioni superiori della coscienza e dell’intelligenza, ogni individuo può essere in grado di esprimersi attraverso le tendenze e le abilità che lo individualizzano, per realizzare armonicamente se stesso nella piena libertà. La grafologia è in grado di leggere questa armonia o può aiutare a raggiungerla attraverso la lettura della disarmonia suggerendo il percorso grafoterapico più adatto.
La società moderna, così ricca di stimoli e aperta a molteplici esperienze, pone sempre di più l’uomo di fronte a situazioni e a decisioni contrastanti. Gli adolescenti crescono in ambienti con sempre meno regole, limiti e responsabilità, in famiglie spesso destrutturate e allargate, in cui il ruolo genitoriale è fatiscente o delegato ad altre figure o istituzioni. Le nuove generazioni, disorientate, sono sempre più fragili e immature. Gli atteggiamenti spavaldi e aggressivi, il ricorso all’alcool e alle droghe leggere o allo sballo da discoteca, sono solo la punta di un iceberg da cui emergono conflitti interiori mal gestiti e mal controllati. In un mondo in cui i “social” fanno la parte del leone e si può stare in comunicazione con il mondo H24, c’è l’illusione di avere migliaia di contatti e tanti amici. C’è la falsa idea di far parte di un ingranaggio che in realtà non sempre, anzi, quasi mai, stabilisce delle relazioni sociali autentiche e contribuisce invece a isolare le persone sempre di più.
Già nel 1978 il professor Lamberto Torbidoni, sosteneva che il problema dell’equilibrio umano, polarizza l’attenzione preoccupata di un sempre maggior numero di persone, anzi tutti ne siamo investiti perché è una realtà che ci tocca, direttamente. L’umanità è insoddisfatta e irrequieta, instabile e contraddittoria, soggetta a slanci e freni, ad entusiasmi e paure. La grande variabilità di pensieri e di sentimenti che si avvera in tanti è riconducibile soprattutto a conflitti interiori non capiti e non controllati e questo indica chiaramente una condizione poco equilibrata. (Torbidoni, 1978).
È importante quindi stabilire grafologicamente quali siano i parametri che evidenziano l’equilibrio funzionale dell’istinto psichico, per poi comprendere quali invece ne siano le disfunzioni o le disarmonie. Il concetto di equilibrio, infatti, include in sé anche il concetto di armonia intesa come armonia costitutiva, dinamica e di adattamento. L’essere umano quotidianamente lotta o è in conflitto con due forze in sé contrastanti: l’istinto e la ragione, entrambi derivanti dalla stessa radice, ma una piegata dalla forza dell’educazione ambientale e dalla coscienza (ragione); l’altro, forza cieca e a volte incontrollabile (istinto). Il comportamento, risultante di una pluralità di stimoli, fa risaltare la bellezza
Per Moretti l’equilibrio funzionale dell’Istinto psichico rappresenta la funzione sistemica di tutta la personalità ed è l’espressione di un’armonica struttura biotipologioc o costituzionale.
Uno degli elementi che rivelano l’equilibrio funzionale dell’Istinto psichico è, grafologicamente parlando, l’Omogeneità dei parametri grafici, dove per regolarità si intende un lavoro sinergico imposto dal sistema nervoso che viene controllato dalla volontà, la quale assume il ruolo di organizzatrice, inibendo la spontaneità impulsiva dell’intelletto e canalizzando le energie a disposizione, ciò permette di produrre impulsi grafici regolari. In questo contesto la ragione la coscienza e la volontà controllano in modo spontaneo la vita istintiva, affettiva, mentale e relazionale. (Palaferri, 2010).
Quando però l’equilibrio viene a mancare, è possibile che l’istinto prenda il sopravvento e tutto il comportamento fisico e psichico ne risenta. I processi emotivi infatti, causano sempre modificazioni organiche, possono stimolare il sistema endocrino e sbilanciare anche l’equilibrio neurovegetativo. Quando l’istinto prende il sopravvento e non è più mediato dalla ragione e dal controllo, la Passione predominante acquista forza, muove l’ambizione e può produrre anche mostri di crudeltà. L’uomo può combattere contro la Passione predominante, ma deve farlo con tranquillità di animo e naturalezza perché questa lotta può durare tutta la vita. Il controllo sulla Passione predominante, dice Moretti, sta nel renderla innocua e sottomessa. (Moretti, 2003).
Un’eccessiva interferenza dell’Istinto psichico, provoca dunque, nelle persone che conducono un’esistenza normale e che non sono soggette a malattie psichiche, un disagio più o meno forte che potremmo chiamare disfunzione funzionale, disturbo, distress. La reazione fisica e psichica a uno stato disfunzionale è molto soggettiva. Il distress per esempio, produce ansie, disturbi emotivi, i quali possono avere le cause più varie. Tali disturbi mettono a dura prova una facoltà molto importante della nostra psiche: la capacità di adattamento. Quando questa viene a mancare, l’abilità di problem solving automaticamente si riduce e le situazioni conflittuali rimangono irrisolte, provocando forte stato di disagio e tensione. Immancabilmente tutto ciò si riflette sulla grafia che perde di armonia ed evidenzia immediatamente questi stati di sofferenza.
Il primo segno rivelatore di una disfunzionalità dell’istinto psichico è la Non omogeneità dei parametri grafici, la quale indica una scarsa organizzazione della personalità. Questa modalità può riguardare diverse forme segniche. Diventa significativa quando ne interessa alcune in particolare. Quella che balza subito agli occhi del grafologo è La Pressione non omogenea che rivela una cattiva gestione dell’energia posseduta. Gli sbalzi energetici non sono funzionali all’equilibrio psichico e generano stati di inquietudine, di reazione incontrollata che in alcuni casi può diventare anche violenta, con difficoltà di autocontrollo. A seconda del contesto grafico prende anche il significato di sforzo per superare l’ansia o per difendersi dalle proprie insicurezze. Il risultato è comunque un calo del benessere psichico e fisiologico che è destinato a peggiorare se non si prendono i dovuti provvedimenti. (Palaferri, 2010). Altri segni grafici importanti sono i gesti fuggitivi. Il vero grafologo – afferma Moretti – psichicamente apprende innanzi tutto il gesto fuggitivo dell’individuo, che dipende dall’impronta morfologica. (Moretti, 1961). Il grafologo che non compie questo processo, e non considera il gesto fuggitivo e l’impronta morfologica, sarà un grafologo superficiale. Questi segni rivelano infatti, le esperienze assimilate e nascoste nell’inconscio che risalgono alla coscienza nel momento di mettere in atto un comportamento. Quando questi gesti sono presenti hanno per il grafologo una funzione illuminante perché sono indici di tendenze, istinti, impulsi che si liberano, sono perciò fortemente individualizzanti. (Palaferri, 2011).
Il Riccio della sobrietà per esempio, che si avvera quando in una scrittura i tratti finali della parola sono poco pronunciati, i tagli delle t sono ridotti o hanno dei semplici risvolti alla base della lettera, rivela che l’Istinto psichico guida la persona a ricercare l’essenzialità, a moderare i suoi impulsi e sentimenti, a trovare con equilibrio l’essenza delle cose attraverso una obiettiva valutazione e considerazione degli eventi. Ma in contesti grafici negativi, potrebbe anche spingere la persona a non prendere iniziative: o per mancanza di energia, o per timidezza. (Moretti, 2002).
Alla luce delle neuroscienze e della grafologia differenziale possiamo affermare che indagare l’Istinto psichico significa esplorare l’uomo, la sua capacità di ragionamento, la volontà, la creatività, la disposizione alla riflessione e alla critica, l’abilità di comprendere l’altro, di saper penetrare i significati delle cose e delle esperienze, di saper esercitare la capacità di adattamento. Ma anche capire che tutto ciò che di positivo l’essere umano riesce a produrre è il frutto di un complesso lavoro che ha inizio fin dal concepimento e che mette insieme in un delicato equilibrio energia, istinti, tendenze, abilità, esperienze… Basta un nonnulla ad intaccare questo equilibrio e a far emergere la parte istintiva, quella forza cieca che ognuno di noi possiede e tiene sotto controllo il più delle volte inconsciamente. Nella nostra società non sono poche le persone che presentano disagi legati alla mancata realizzazione delle proprie aspettative, al sentirsi inadeguati, non sufficientemente apprezzati o che semplicemente non riescono a stare al passo con il ritmo frenetico che la vita quotidiana ci impone. Tutto questo a scapito di un equilibrio funzionale che, se perso, va ad intaccare la serenità, la solidità e la capacità di gestire lo stress. La grafologia ha la chiave per entrare in questo mondo, ai più sconosciuto, che è la complessità dell’essere umano. La grafologia differenziale lo è ancora di più e le neuroscienze ce lo confermano, perché è in grado di comprendere la vera natura che emerge dal gesto grafico. Esplorare l’Istinto psichico in chiave grafologica, in particolare secondo le regole della grafologia morettiana, risulta illuminante per comprendere i criteri di razionalità che il soggetto sa mettere in atto, sia per correggere e controllare l’istintualità alimentata dalle passioni e dalle energie primordiali dell’essere, sia per meglio coordinare le proprie potenzialità nella vita sociale.

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