Grafologia: comunicare si può. Il ruolo educativo della famiglia

scarica l'articoloLa famiglia è il luogo fondamentale per la crescita dell’individuo. Assume nel tempo significati e ruoli diversi, ma rimane sempre un punto di riferimento sostanziale. Quando la famiglia sembra essere assente o lontana, i bambini ed i ragazzi manifestano un disagio soprattutto nelle tappe principali della crescita. Sono proprio queste carenze che ci fanno percepire l’importanza della presenza dei genitori o di qualcuno che abbia la capacità di sostituirli. Il ruolo di genitore è sempre difficile, spesso accompagnato da incertezze, di sovente messo in discussione, oggetto di ricerca, di giudizio, di critiche. Diventa ancora più problematico nella fase in cui il bambino passa dall’adolescenza al mondo adulto. Per poter far fronte a questo tema bisogna tenere presente che la stragrande maggioranza di noi nasce in una famiglia. Questa famiglia ci indirizza fin dall’inizio e influisce sulla genitorialità futura. Il ruolo di madre e padre è una capacità potenziale che ci portiamo dentro fin dalla nascita, è una funzione che si sviluppa a partire dall’età infantile e che ognuno possiede, indipendentemente dal fatto che diventerà o meno genitore (Fava -Viziello, 2003).
Per affrontare il tema del ruolo educativo della famiglia bisogna tener presente quindi da dove ogni genitore parte, dalla famiglia d’origine e dall’esperienza vissuta in questa. Ogni genitore è stato prima di tutto figlio e riflettere sulla propria esperienza adolescenziale e sulla relazione che si ha avuto con i propri genitori, aiuta a capire perché ci si comporta in un certo modo con i figli. Questo può essere un utile punto di partenza per instaurare una buona relazione. Bisogna tenere conto del fatto che a partire dai 12 anni circa, ogni ragazzo diventa sempre più capace di un nuovo tipo di pensiero: il “pensiero ipotetico-deduttivo”. Si tratta di un modo di ragionare che introduce delle ipotesi, dei “se” e da tali ipotesi deduce delle conseguenze. È un tipo di pensiero che piano piano si distingue dal pensiero concreto del bambino e permette all’adolescente di fare le sue riflessioni, di crearsi delle idee proprie, di mettere insieme gli argomenti attraverso nessi causali sempre più complessi e personali. È il periodo in cui incominciano le discussioni nelle quali l’adolescente sostiene il suo punto di vista e ragiona finalmente a modo suo.
Questo desiderio di autonomia rende spesso difficile il rapporto con i genitori che si trovano a dover gestire una nuova situazione in cui quello che si era acquisito fino a quel momento viene messo in discussione, non si riconosciuto anzi il più delle volte contestato.

La comunicazione genitori-figli.
Nella comunicazione familiare il dialogo, l’ascolto, l’attenzione sono gli elementi fondamentali per la crescita, lo sviluppo e la maturità dei figli. Per instaurare una comunicazione efficace è importante partire da una dimensione di ascolto attivo. È una modalità di comunicazione che va costruita quotidianamente, con pazienza e attenzione. È fondamentale prendere seriamente quello che dice il figlio, che ha bisogno di essere ascoltato attentamente e non superficialmente. L’essere sempre interrotto o criticato non gli permette di acquisire sicurezza nei suoi stessi pensieri e di sviluppare un buon livello di autostima. Ma anche dargli sempre ragione, lasciarlo parlare continuamente quando ha bisogno di essere corretto, non gli permette di sviluppare un proprio senso critico e la capacità di interpretare in modo obiettivo ed equilibrato un evento, una situazione un argomento… Un aspetto fondamentale della comunicazione in famiglia è l’apertura al dialogo. Una maggiore confidenza con i genitori rende possibile uno sviluppo più armonico e sereno, creando situazioni in cui è possibile per ognuno raccontare le proprie esperienze. La conflittualità tra i bisogni di autonomia e di protezione dell’adolescente si esprimono all’interno della famiglia attraverso nuove e diverse forme di comunicazione sia verbali: come silenzi, aggressività verbale, aumento dei conflitti, provocazioni; che non verbali: come il modo di vestire e di atteggiarsi, il rapporto con il cibo, la modalità di gestire spazi personali. La fase dell’adolescenza caratterizzata da comportamenti che vanno dal rifiuto delle regole familiari (fino ad allora accettate) al rifiuto scolastico, dalle nuove richieste ed esigenze relative al desiderio di avere il motorino, di andare in discoteca, di non avere orari da rispettare, comporta delle irregolarità di condotta nel contesto familiare, che rischiano di compromettere in modo drastico la comunicazione all’interno della famiglia. I genitori possono sentirsi insicuri, poco informati, e i figli possono sentirsi incompresi, non ascoltati, non trovare argomenti da condividere. Per i genitori è importante essere flessibili e cambiare le modalità comunicative adottate: mantenere inalterato il rapporto maturato con il figlio dall’infanzia rischia, infatti, di portare incomprensioni continue, esasperate richieste e provocazioni da parte del ragazzo, con il pericolo di compromettere il dialogo e rompere i rapporti. (Napoli, lezioni 2008)

Intervento grafologico
L’intervento grafologico è importante per trovare un canale di comunicazione efficace tra genitori e figli, là dove questo non è possibile per diversi motivi. È infatti possibile dalla scrittura riscontrare quanto sia difficile per i figli strutturarsi come persona quando i genitori portano dentro di sé delle situazioni problematiche, cioè quando si ha un vissuto emotivo traumatico irrisolto. Questo non consente di trasmettere ai figli l’immagine del vero ruolo materno e paterno di cui avrebbero bisogno. Spesso le analisi grafologiche di fanciulli e adolescenti con difficoltà di apprendimento mettono in evidenza bambini inibiti, repressi, fragili, timidi che non socializzano, con poche capacità comunicative, tristi e che manifestano una grande difficoltà nella strutturazione del Sé. Come il bambino non riesce a costruirsi, a strutturarsi, così grafologicamente, non riesce a costruire la forma, ha difficoltà a strutturarla. A volte la scrittura mette in evidenza situazioni di bambini che costruiscono un falso sé. Apparentemente i soggetti appaiono strutturati, più maturi rispetto ai coetanei, ma grafologicamente emerge che sono riusciti a costruirsi una maschera grazie ad una iniziale capacità reattiva, e a meccanismi di difesa di rimozione o negazione degli eventi che causano sofferenza. Tale situazione è destinata a non durare nel tempo in quanto gli elementi rimossi, essendo solo accantonati, riemergeranno. Questi bambini, che sono stati l’orgoglio dei genitori, sembrano avere una salda coscienza del proprio valore, ma la realtà è un’altra. A nulla serve loro eseguire bene, se non addirittura in modo eccellente, ogni compito, essere ammirati, invidiati. In agguato si legge la depressione, il senso di vuoto, di autoalienazione da cui sono assaliti quando vengono abbandonati dalle loro sicurezze o colti dal sospetto di aver tradito una qualche immagine ideale di se stessi. Di qui derivano angosce o pesanti sensi di colpa o di vergogna. Da un punto di vista grafologico si avrà, in questo caso, una iperstrutturazione della Forma che risulta rigida. I bambini inibiti sono spesso risultati grafologicamente iperprotetti e quindi trattenuti in una infanzia che blocca e inibisce il loro pensiero autonomo. Nel caso del falso sé dobbiamo leggere oltre la maschera e “scovare” il bambino fragile. L’importanza dello strumento grafologico è quello di poter prevenire e attuare strategie di intervento non invasive. Nel caso del bambino destrutturato, sarà un delicato e lento lavoro di costruzione dell’identità, nell’altro caso un compito di decostruzione del falso sé per cercare i sentimenti, i dolori, le incertezze che ne sono alla base e dare poi la possibilità di riconoscerli, accettarli e poterli esprimere.

Primo caso: Alessandro 12 anni
Alessandro è un ragazzo di dodici anni, frequenta la prima media, viene segnalato al tim degli psicologi perché il suo profitto scolastico è scarso e il suo atteggiamento in classe non è collaborativo. Spesso denigra i compagni e si oppone a qualsiasi attività atta a coinvolgere il gruppo classe.
Viene richiesto l’intervento del grafologo per avere un primo quadro generale della situazione in quanto il ragazzo si rifiuta di avere un colloquio con lo psicologo. Con il consenso della madre si possono esaminare alcuni disegni a matita (figg.2-4) e un appunto di storia su foglio a quadretti (fig.1).
La scrittura mette in evidenza un’energia compressa, un ritmo rallentato, preoccupato, irrigidito. Lo scrivente cerca di risolvere lo stato di tensione organizzando bene lo spazio, dandosi chiarezza e regredendo al modello scolastico. La creatività risulta spenta, come cristallizzata perché il soggetto è in una situazione di sofferenza tale da mettere in pausa la sua crescita. Sente molto forte il bisogno di protezione, ma allo stesso tempo attiva un sistema difensivo che chiude le porte all’affettività in quanto il conflitto con la madre è prevaricante.

Questa situazione lo prova molto, lo stanca, sente l’energia mancare e manifesta atteggiamenti di svogliatezza, chiusura in se stesso, rifiuto di collaborazione. Tende ad isolarsi, a colpevolizzarsi e a sottostimarsi. Le sue domande non riescono a trovare risposta e i suoi atteggiamenti manifestano diffidenza e introversione. Sente di aver perso le radici e vive una situazione da cui non sa difendersi. Cerca allora di rifugiarsi in un mondo ideale o mette in atto comportamenti spavaldi che però non gli appartengono.

Vorrebbe avere qualcuno a cui appoggiarsi, ma non trova un adulto per farlo. Vive la sua realtà con pesantezza, la testa è piena di pensieri e di rabbia repressa. È come se avesse perso la fiducia verso le figure di riferimento. Vorrebbe lasciarsi andare e trovare conforto in qualcuno, ma il suo malessere interiore e la sfiducia che nutre verso se stesso e gli altri lo portano a nascondere il suo stato d’animo e a non lasciar trapelare quello che sente né quello che pensa. Questa situazione di sofferenza lo trova indifeso.

Il soggetto infatti non ha armi e purtroppo non ha attivato alcuna modalità difensiva costruttiva. La scrittura evidenzia bellissime potenzialità creative, doti per essere altruista, generoso estroverso e brillante. Ma in questo momento tutto é bloccato si sente solo, ha perso la coesione e la continuità.
È insicuro, avrebbe bisogno di un percorso psicologico affiancato a quello di un grafologo per poter ritrovare al più presto se stesso.
Resa l’analisi allo psicologo il grafologo apprende che Alessandro ha una situazione familiare molto compromessa. I due genitori sono separati. Il papà non si occupa del ragazzo, la madre invece è iperprotettiva, tanto da assumere comportamenti che impediscono la naturale emancipazione del ragazzo stesso. Il ragazzo dorme nel letto della mamma e soffre di minzione notturna.
L’incontro tra lo psicologo e la mamma di Alessandro purtroppo non è andato a buon fine. Gli incontri sono stati sospesi. La mamma ha chiesto il nullaosta e ha trasferito il ragazzo in un’ altra scuola.
Questo caso, così chiaro nella sua evoluzione, mette in evidenza un passaggio fondamentale: la collaborazione tra l’operatore e il genitore del ragazzo che nel processo evolutivo si trova in difficoltà nell’affrontare situazioni che possono o non possono dipendere dalla sua volontà. In questo caso è evidente che le persone in difficoltà erano tutti i componenti della famiglia. In primo luogo le figure genitoriali che non hanno saputo affrontare con equilibrio la separazione.
Secondo caso: Franca 8 anni
Franca ha otto anni frequenta la seconda elementare, la mamma è preoccupata, perché nel corso dell’anno scolastico ha notato un peggioramento della scrittura che non è riuscita a far migliorare nonostante i continui richiami all’ordine e al rispetto degli spazi che il quaderno richiede. L’insegnante le consiglia un colloquio con il grafologo per capire quale ne siano le possibili cause e aiutare così la bambina a ritrovare il giusto equilibrio.
Il grafologo ritiene opportuno analizzare dapprima la scrittura della mamma per poi confrontarla con quella della bambina e rilevarne le caratteristiche comuni al fine di trovare un efficace canale di comunicazione.
La grafia di mamma Bianca (40 anni) (fig.5)si presenta ordinata, ben organizzata, infantile, ma con accenni di evoluzione e personalizzazione. L’inclinazione è modulata, i margini sono rispettati anche se quelli di destra sono piuttosto disomogenei ed evidenziano un’eccessiva cautela verso il futuro.

Nel complesso la scrittura di Bianca rivela una persona dotata di sensibilità e riservatezza, timida, insicura, ingenua, desiderosa di trovare un proprio spazio, ma timorosa di affrontare il futuro a causa anche di paure e reticenze. Forte è l’attaccamento alla sua identità familiare e ancora forte è il suo desiderio di protezione. I timori e l’insicurezza la portano spesso a fantasticare sulla realtà vissuta, dando spazio a quel desiderio di leggerezza, fantasia e curiosità che fanno parte della sua personalità, ma che mal indirizzate le fanno spesso interpretare la realtà in maniera distorta. La pressione poco differenziata e la direzione della scrittura mettono in luce una vitalità controllata che ingabbia le sue potenzialità. L’immaturità della scrittura fa emergere la sua fragilità che si rende evidente anche quando deve affrontare situazioni che richiedono una posizione decisa soprattutto nell’educazione dei figli.
La scrittura di Franca (8 anni) presa da un foglio di quaderno a righe che la mamma consegna al grafologo per l’analisi (fig.6), si presenta con disomogeneità di calibro molto evidenti e con grafemi che mettono in luce segnali di disagio accompagnati da altri che rivelano atteggiamenti aggressivi poco controllati. La grafia esprime sì una personalità capace di intuito e comprensione, ma svela anche la bassa autostima che frena e innesca atteggiamenti di svogliatezza e disimpegno. L’ansia prende il sopravvento così come la disistima e il senso di colpa. Alla scrivente non rimane che la fantasia di cui fa uso anche per difendersi di fronte all’adulto. L’analisi di alcuni disegni (fig.7) chiarisce che la bambina non vede nella mamma una figura di riferimento, ma una una persona che la tiene distante e la controlla, questo le impedisce di stabilire il giusto rapporto madre-figlia.

Analizzati gli scritti di entrambe, il grafologo trova dei punti in comune che possono facilitare il dialogo
Comparando le analisi infatti risulta che entrambe:
– hanno bisogno di protezione
– hanno necessità di trovare un proprio spazio
– sentono l’esigenza di rifugiarsi nella fantasia nel caso in cui la realtà risulti troppo pesante da affrontare.
Il grafologo mette in luce anche alcuni punti forti che emergono dalla grafia della mamma che possono aiutarla a riprendere in mano il ruolo di guida genitoriale che la figlia non le riconosce: la tenacia, l’accoglienza, l’adattabilità, la disponibilità, la curiosità. Questi si contrappongono esattamente ai punti deboli emersi dall’analisi grafologica di Franca che sono: poca autostima, aggressività latente, mancanza di continuità e difficoltà ad affrontare le novità.
Nel colloquio con mamma Bianca il grafologo, riportando le analisi le fa notare quali siano i possibili canali di comunicazioni attraverso i quali instaurare un rapporto più equilibrato e si confronta sulle caratteristiche comuni, sui punti forti e deboli di entrambi i soggetti.
Nel successivo incontro, che avviene dopo un mese, la mamma racconta di aver cambiato modo di rapportarsi alla figlia facendo leva sui suoi punti forti e sfruttando ciò che le accomunava per ritrovare il dialogo dopo un momento difficile.
Riporta un disegno e una pagina di quaderno della bambina (fig.8).
La grafia di Franca rivela subito una maggior strutturazione dell’io: il calibro infatti è tornato ad essere omogeneo, tutti i parametri risultano migliorati a vantaggio di una scrittura che risulta più serena e scorrevole

Anche il disegno, nonostante si rilevino ancora difficoltà e bisogno di protezione, riflette una maggior tranquillità e una più corretta collocazione della figura materna (fig.9).

Da entrambi gli elaborati si comprende quindi che si è avviato un percorso produttivo ed efficace per entrambi i soggetti e che la grafologia sia stata la chiave di volta per comprendere quale fosse la giusta via da percorrere.

 

Elenco figure: fig.1fig.2fig.3fig.4fig.5fig.6fig.7fig.8fig.9

 

Riferimenti bibliografici

Bowlby J. ( 1983) Attaccamento e perdita. La perdita della madre. Boringhieri, Torino.

Cristofanelli P., Lena S. ( 2002) Grafologia ed età evolutiva. La Scuola, Brescia.

Fava Viziello G. ( 2003) Psicopatologia dello sviluppo. Il Mulino, Bologna.

Federici P. (2005) Gli adulti di fronte ai disegni dei bambini. Franco Angeli, Milano.

L’Abate L. (1995 ) Famiglia e contesti di vita. Borla.

Lena S. (2006) L’attività grafica in età evolutiva. Libreria G.Moretti, Urbino.

Napoli U. (2008): www pubblicaistruzione.it (lezioni 2008).

Palaferri N. ( 2011) L’indagine grafologica e il metodo morettiano. Edizioni Messaggero, Padova.

Vigliotti A. (2008) Grafologia pediatrica. Sulla rotta del sole Giordano Editore, Mesagne (Brindisi).


Per scaricare l’intero articolo clicca qui